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Manometria Esofagea

La manometria è una tecnica usata per misurare la pressione e l'attività dei muscoli della valvola che c'è tra stomaco ed esofago. Si usa soprattutto nei casi in cui il reflusso è associato ad altri disturbi dell'esofago.

A cosa serve?

L'esofago serve a far passare il cibo dalla bocca allo stomaco. Al suo interno ci sono dei muscoli che aiutano il passaggio del cibo. Questi muscoli si contraggono e si rilassano durante la deglutizione.
La manometria serve a misurare l'attività dei muscoli dell'esofago. E a verificare cha la valvola tra stomaco ed esofago si chiuda correttamente.

Come si effettua l'Esame?

Il paziente è seduto. Il medico gli inserisce un piccolo tubo nel naso. Lo spinge nella gola, dentro l'esofago e fino allo stomaco. Il tubo passa attraverso la valvola che c'è tra esofago e lo stomaco. Non impedisce di respirare. Ed è collegato a un apparecchio che registra le contrazioni muscolari. L'inserimento del tubicino è un po' fastidioso ma dura solo un minuto. Può capitare di vomitare o tossire durante quest'operazione. Dopo che il tubo è stato inserito, il paziente viene fatto sdraiare su un fianco. Durante l'esame viene fatta bere dell'acqua a intervalli fissi.
Tutto l'esame dura circa 40 minuti.
Alla fine dell'esame può capitare di sentire la gola un po' indolenzita.

EGDS Esofago Gastro Duodenoscopia

L'EsofagoGastroDuodenoscopia (EGDS) è un procedimento che permette di vedere direttamente la superficie interna dell'esofago, dello stomaco e della prima parte dell'intestino (duodeno).

Perché è necessaria questa indagine?
E'  necessaria per avere informazioni specifiche che lo studio radiologico o altri esami non forniscono; permette inoltre, in caso di necessità, l'esecuzione indolore di prelievi bioptici della mucosa.

Chi esegue questo esame?
L'esame è eseguito da un medico specialista in Endoscopia Digestiva con la collaborazione di un infermiere professionale specializzato.

In cosa consiste?
Un tubo flessibile di circa del diametro di circa 10 mm. chiamato endoscopio, verrà inserito attraverso la bocca e fatto avanzare progressivamente nell'esofago, nello stomaco e nel duodeno, permettendo di osservare attentamente l'interno degli organi.

Possono essere effettuati dei prelievi istologici?
Nel corso dell'esame è possibile, utilizzando speciali pinze, prelevare minuscoli pezzettini di tessuto da esaminare al microscopio per meglio definire la diagnosi. Con questa tecnica è anche possibile esaminare la ricerca dell'Helicobacter Pylori sia tramite test rapido all'ureasi sia mediante esame istologico. Queste manovre sono assolutamente indolori e comportano un all'allungamento della durata dell'esame assolutamente trascurabile.

E' un esame spiacevole?
Non provoca dolore. Un anestetico locale spray verrà spruzzato in gola prima dell’inserimento dello strumento, per attenuarne la sensibilità. In alcuni centri o ospedali si può chiedere la sedazione endovenosa di Valium qualora il centro in cui viene eseguita adotta questa metodologia.

Quanto dura?
L’esame vero e proprio dura dai 3 ai 5 minuti; tuttavia la permanenza nei locali dell’Endoscopia potrà protrarsi per 20/30 minuti. La risposta viene consegnata immediatamente dopo l'esecuzione dell'esame. La risposta dell'eventuale esame istologico sarà pronto generalmente nel giro di 7-10 giorni.

Saranno somministrati farmaci?
In caso di bisogno potrà essere iniettato per via endovenosa un antispastico e/o un sedativo.

Cosa fare prima dell’esame?
E’ necessario osservare scrupolosamente le indicazioni scritte sul “foglio di prenotazione” per ottenere una perfetta preparazione.

Bisogna essere accompagnati?
Sì. Se viene utilizzato un farmaco sedativo è tassativamente proibito guidare l’auto o altri mezzi né esercitare attività che richiedano particolare attenzione.

Quando mangiare dopo l’esame?
L’effetto dell’anestetico spray si protrae per 20/30 minuti, dopodiché è possibile mangiare liberamente.

 

Come si svolge?

La gastroscopia deve essere eseguita a digiuno da almeno 6 ore, perché la presenza di alimenti nello stomaco interferirebbe con una adeguata
esplorazione delle pareti. L’esame non procura dolore ma solo un modesto fastidio durante l’introduzione e il passaggio dello strumento attraverso la gola. Questo disagio sarà attenuato dalla somministrazione di un liquido spray, la xilocaina, per l’anestesia del cavo orale e faringeo. Prima di effettuare tale anestesia vi verrà chiesto se soffrite di eventuali allergie ad anestetici locali o a farmaci. A questo punto verrete fatti distendere sul fianco sinistro sul lettino e verrà posizionato un boccaglio tra i denti per evitare che mordiate lo strumento durante l’esame. L’endoscopio sarà poi fatto passare attraverso la gola e poi lentamente attraverso esofago e stomaco fino al duodeno (Fig.1).
Guardando attraverso il gastroscopio, il medico endoscopista ha una chiara visione della parete interna dell’esofago, dello stomaco e del duodeno e può quindi individuare o escludere la presenza di malattie di questi organi. Questa procedura fornisce informazioni precise ed immediate e
consente di eseguire biopsie, cioè il prelievo di piccoli frammenti di mucosa, per ottenere diagnosi ancora più precise (Fig.2). Le biopsie sono del tutto indolori e si effettuano per diversi motivi e non solo quando vi è sospetto di tumore maligno. Oggi, infatti, si eseguono biopsie nella maggior parte dei pazienti per la ricerca dell’Helicobacter pylori, un germe responsabile della non perfetta guarigione dell’ulcera. La 
durata
della esofago-gastro-duodenoscopia è solitamente breve, dell’ordine di pochissimi minuti, tuttavia durante l’esame è indispensabile mantenere un atteggiamento rilassato, respirando lentamente e profondamente per controllare l’eventuale sensazione di vomito e per consentire al medico di portare a termine più velocemente la procedura. Al termine dell’esame bisognerà attendere la scomparsa della sensazione di gonfiore alla gola,
effetto dell’anestesia, prima di assumere cibi o bevande. 
E’ possibile bere acqua ma evitare di farlo prima dell’esame.
Se si è già effettutato l'Esame altre volte in precedenza e si è sotto cura con IPP (Inibitori di pompa protonica) è necessario sospendere la somministrazione almeno 15 - 10 giorni prima dell'esame.

 

Perchè viene fatta?

Sintomi come dolore, nausea, vomito o difficoltà di digestione non sono sempre caratteristici di una particolare patologia, quindi l’EGDS è indispensabile per identificare la causa del disturbo e impostare una terapia adeguata. E’ utile anche per individuare la fonte di un sanguinamento a partenza da esofago, stomaco o duodeno o di alcune anemie da causa ignota. Le biopsie consentono di avere una diagnosi precisa e mirata.

 

Documenti da portare il giorno dell'esame

Impegnativa per ESOFAGOGASTRODUODENOSCOPIA (EGDS) con ricevuta dell’avvenuto pagamento del ticket;
Un elettrocardiogramma (ECG) recente, non superiore ai 6 mesi.
Eventuale documentazione clinica clinica in possesso (radiografie precedenti, esami, ecc. inerenti l’apparato digerente superiore)

Ernia dello stomaco  

L'Ernia iatale dipende dal passaggio di una porzione dello stomaco, attraverso lo iato esofageo/diaframmatico (apertura o forame del diaframma attraverso il quale l'esofago si unisce allo stomaco) nel torace, ed è generalmente associata a reflusso acido da incontinenza dello sfintere esofageo inferiore.

Si distingue in 4 tipi:

Ernia iatale da scivolamento: (Tipo I) più frequente, spesso nelle persone obese. La pressione nell'area addominale supera la pressione diaframmatica e lo stomaco tende ad essere spinto verso l'alto, nel mediastino, attraverso lo hiatus diaframmatico. Non è necessariamente una condizione permanente, poiché la parte di stomaco interessata si sposta spesso su e giù in base alla pressione esistente nell'addome: uno sforzo, un colpo di tosse, il sollevamento delle gambe in posizione sdraiata o qualunque contrazione dei muscoli addominali possono facilitare il fenomeno, che, quindi, in certi casi, può essere reversibile. Questo avviene più facilmente in persone che congenitamente hanno i tessuti collagenosi più deboli, che oppongono meno resistenza. In questi soggetti sono anche più frequenti: emorroidi, ernia inguinale e abbassamento del rene.

- Ernia paraesofagea (vicino all’esofago) è meno comune, ma è più temibile poiché l'esofago e lo stomaco rimangono nelle loro posizioni normali, e l'erniazione dello stomaco porta alla sua compressione tra la parete dello iato e l’esofago.

- Ernia iatale da esofago corto: l'angolo di His è allargato. Esiste anche l'esofago corto da alterazione chimica della parete esofagea (ingestione accidentale di acidi), che comporta retrazione cicatriziale dell'esofago.

Ernia di tipo III

Ernia di tipo IV: dove si manifestano ernie anche di altri visceri come il colon e la milza.

 

 FATTORI DI RISCHIO

Le possibili cause di ernie allo stomaco possono derivare da costante assunzione di fumo da sigarette, obesità e gravidanza.

 

SINTOMATOLOGIA

Può risultare asintomatica, ma se mostrati i segni e i sintomi sono soprattutto reflusso gastroesofageo e quindi si hanno pirosidolorerigurgito e comparsa di asma.

Molti sintomi da ernia gastrica iatale e da reflusso sono dovuti, al passaggio di acido dallo stomaco all'esofago (o da reflusso gastro-esofageo), quando lo sfintere esofageo inferiore, una specie di valvola naturale tra esofago e stomaco atta a impedire il reflusso stesso, non ha più una perfetta tenuta sia per sua "debolezza" ed imperfetta contrazione sfinteriale, anche in assenza di ernia, sia per la presenza dell'ernia.

L'acido, oltre ad essere irritante per la mucosa, può provocare delle lesioni infiammatorie talvolta erosive e, nei casi più gravi, delle vere e proprie ulcere a carico della parte inferiore dell'esofago e quindi produrre i fastidiosi sintomi quali soprattutto bruciori retrosternali, alla gola e talvolta dolori toracici. In qualche caso il reflusso acido provoca infiammazione al faringe ed alla trachea e perfino delle crisi asmatiche. Fra gli altri sintomi che possono suggerire la presenza di questa malattia vi sono anche: la disfagia, cioè la sensazione di un passaggio difficoltoso del cibo dalla faringe allo stomaco, il "bolo faringeo", cioè la sensazione di un corpo estraneo o di un "nodo" in gola, non collegata alla deglutizione, la "scialorrea", cioè un fastidioso e notevole aumento della salivazione.

L'ernia paraesofagea può coesistere senza alcun sintomo, ma lo stomaco può essere "strangolato", e creare problemi ischemici sulla parete per diminuito afflusso di sangue.

 

COMPLICAZIONI

Complicanze dell'ernia iatale sono l'anemizzazione per le lesioni dell'esofago sia ischemiche che infiammatorio/ulcerose e la stenosi esofagea benigna. In qualche caso l'esofagite può complicarsi con il cancro, specie se si è formato l'Epitelio di Barrett.

Quando l'ernia è molto grande e comprime una parte del torace adiacente si possono avere anche fenomeni di Insufficienza Respiratoria.

 

DIAGNOSI

Viene posta mediante una radiografia con mezzo di contrasto del tratto superiore del tubo digerente, eseguita ponendo il paziente in posizione di Trendelenburg oppure con un'indagine endoscopica o esofagogastroscopia particolarmente utile nel verificare l'eventuale concomitante presenza di un'esofagite da reflusso di cui sono descritti 4 gradi di gravità secondo la classificazione di Savary:

  • GRADO I: presenza nella mucosa esofagea di una o più aree eritematose (arrossate), non confluenti, con o senza essudato
  • GRADO II: presenza di lesioni essudative e/o erosive senza l'interessamento di tutta la circonferenza esofagea
  • GRADO III: presenza di lesioni essudativo-emorragiche e/o pseudomembranose (materiale essudativo rappreso) coinvolgenti tutta la circonferenza esofagea
  • GRADO IV: presenza di complicanze quali stenosi cicatriziali, ulcere, metaplasia cilindrica.

 

ESAMI

La radiografia del torace è sufficiente a formulare la corretta diagnosi, per comprendere la possibilità di complicanze utile è l'esofagogastroscopia.

 

TRATTAMENTO

Il riflusso di acido e la progressione dell’ernia possono essere diminuiti soprattutto dall’impiego di farmaci antiacidi che neutralizzano l’acido gastrico, da farmaci che aumentano la pressione dello sfintere e facilitano lo svuotamento gastrico ed anche da misure che impediscono che si verifichi il riflusso, il quale avviene soprattutto per gravità, quando l’esofago si venga a trovare in una posizione più bassa dello stomaco o quando lo stomaco è troppo pieno, viene compresso l’addome, in caso d’obesità ed infine quando si usino certi cibi irritanti,come il caffè o l’alcool, e farmaci vasodilatatori che facilitano l’apertura dello sfintere esofageo inferiore.

Se malgrado i migliori provvedimenti medici i sintomi non migliorano, può essere presa in considerazione la necessità di un intervento che riduca l’ernia ed abolisca il riflusso o intervento di “Fundoplicatio” che può essere fatto anche per via laparoscopica, il quale spesso è risolutivo.

L'intervento chirurgico non è necessario per la maggior parte dei casi, perché riguardano la forma più conosciuta il tipo I. Invece le altre forme possono portare a complicanze pericolose e quindi risulta al contrario utile l'intervento. Esso si compone di più fasi dove vede inizialmente la riduzione della cavità riguardante la parte infetta ne consegue la sutura, l'antireflusso (e qui esistono numerose tecniche fra cui le più utlizzate quella proposta da Nissen-Rossetti e quella di Dor la fissazione tramite gastropessi.

 

pHmetria 24 ore

La pH-metria è la tecnica più usata nei casi di reflusso. Non è fastidiosa ma è molto lunga. Dura un giorno intero (24 ore).

A cosa serve? 

La pH-metria è un esame che misura il pH dell'esofago, cioè il suo livello di acidità. Serve per capire se e quanto una persona soffre di reflusso.
Di solito è fatta sulle 24 ore e misura i cambiamenti di pH nel corso di una giornata intera.
Se una persona soffre di reflusso, la quantità di acido presente nel suo esofago cambia nel corso di una giornata. Il materiale risalito dallo stomaco è acido. E, ad ogni reflusso, fa aumentare l'acidità dell'esofago.
La pH-metria permette anche di sapere quanti episodi di reflusso capitano a una persona durante una giornata.

Come si effettua l'Esame?

Il monitoraggio ambulatoriale del pH delle 24 ore è un modo per registrare la quantità e la severità del reflusso del contenuto dello stomaco nell’esofago.
Il test richiede il posizionamento di un piccolo sensore a catetere, del diametro di circa 1,5 mm, nell’esofago. Il sensore è connesso a un registratore che, utilizzando un microprocessore, registra il livello di acidità (pH) nell'esofago per 24 ore.

Lo specialista potrà, alla fine dell’esame, esaminare l’andamento del reflusso e la sua eventuale correlazione con i pasti, attività fisica, dolore retrosternale ecc.
Il monitoraggio ambulatoriale del pH nelle 24 ore è il metodo migliore per porre diagnosi di malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE). Questa metodica è largamente riconosciuta come il “gold-standard” per la diagnosi di MRGE.

Prima del Test

Tutti i farmaci antiulcera o antiacidi andrebbero sospesi almeno 10 giorni prima dell’esame, a meno di diversa indicazione dello specialista. I più noti farmaci antiulcera sono: Antra, Losec, Omeprazen, Pantorc, Losec, Ranidil, Zantac ecc.; gli antiacidi più diffusi sono: Gaviscon, Maalox, Riopan ecc..Ricordati di segnalare allo specialista eventuali farmaci che vengono durante il giorno dell’esame.
Il posizionamento del catetere generalmente è un poco fastidioso e richiede alcuni minuti. Una volta posizionato il sondino respirare, parlare è magiare sarà quantomai naturale e assolutamente indolore.

 Durante il test

Durante il test il paziente dovrà continuare la vita normale e le normali attività. Il registratore è talmente piccolo da essere agevolmente portato fissato alla cintura e non sarà di nessun ostacolo per le normali attività quotidiane.

Sarà anche consegnato un diario da compilare in cui indicare l’orario d’inizio e fine delle attività principali (pasti e riposo); inoltre, utilizzando un apposito tasto sul registratore, sarà possibile segnalare l’insorgenza di eventuali sintomi.
Sarà inoltre fornito un recapito telefonico di uno specialista del centro cui rivolgersi in caso di problemi legati all’esame.

Dopo il test

Dopo 24 ore dall’attivazione della monitorizzazione, il registratore si spegnerà automaticamente e lo specialista potrà rimuovere il sondino: la manovra dura pochi secondi ed è assolutamente indolore.
Tutti i dati registrati dal piccolo registratore saranno trasferiti in un computer per la successiva elaborazione. La risposta sarà disponibile, generalmente, entro tre giorni.